Ad Almé, nella bergamasca, all’interno di una splendida villa settecentesca, si trova un ristorante dall’ambiente elegante e curato e dal servizio attento e cortese.
Un ristorante gestito da una famiglia che porta un cognome piuttosto comune nella zona. Ma che ha scelto di portare avanti la propria attività con una cura e un’attenzione che di comune hanno ben poco!
La famiglia di cui parliamo è la famiglia Frosio che affonda le sue radici nel settore della ristorazione da oltre un secolo. Oggi in cucina vi è Paolo che, sin da ragazzo, inizia a farsi le ossa nel ristorante di famiglia, parte ancora ragazzo per perfezionare la sua formazione all’estero e – dover aver attinto tutto il sapere necessario tra Parigi e Stati Uniti, sceglie di tornare nella bergamasca per raccogliere l’eredità dei genitori e intraprendere con il fratello Camillo – fine sommelier – un percorso gastronomico legato sì alla tradizione di famiglia, ma differente e innovativo.
Lo fanno in una location nuova, un posto da sogno, che – unitamente alla perfezione raggiunta in cucina e nel servizio – portano Frosio a conquistare nel 1990 la meritatissima Stella Michelin.
Mi sono avvicinata a questo ristorante, a seguito di un lungo “digiuno” da ristoranti stellati, dopo la grande delusione dovuta dall’abbandono dello Chef Ezio Gritti della sua Osteria di Via Solata.
Frosio ci ha permesso di ricrederci.
La cucina è semplice ma perfetta. Non disdegna gli alimenti più “poveri”, trattandoli con maestria e tecniche all’avanguardia.
In occasione della mia visita, ho cominciato con uno shot di benvenuto che consisteva in un delizioso trancio di salmone affumicato in casa con spuma di ricotta e proseguito con un antipasto di tartare di fassona battuta al coltello – piatto preparato con cura e rispetto per la straordinaria materia prima proposta.
Ho poi proseguito con una pasta e fagioli con polpo, cozze e vongole che definirei impeccabile e concluso con un dessert a base di cachi e maroni (trovare in carta piccione e dessert con questi ingredienti mi da sempre la sicurezza di trovarmi nel posto “giusto”).
Il pane fatto in casa, ha reso la cena ancor più perfetta!
L’offerta della cantina è molto ricca – forse la più ricca di tutta la bergamasca – e noi abbiamo optato per un Castello di Ama del 2009.
Il rapporto qualità/prezzo è oltremodo accessibile e questo consente a chiunque di poter avvicinarsi a una cucina stellata semplice ma pur sempre impeccabile.