Domenica 3 aprile, alle ore 18, il Maestro Gualtiero Marchesi presenterà il suo ultimo libro “Gualtiero Marchesi Opere, Works”, presso la Libreria Feltrinelli, Como, nell’ambito degli incontri organizzati culturali organizzati dal Festival Parolario.
Gualtiero Marchesi è noto a tutti. E’ lo Chef italiano – o Cuoco, come preferisce definirsi – più conosciuto al mondo e quello che ha saputo rivoluzionare l’idea di cucina nostrana, contaminandola con una filosofia che, sino al 1977 – anno del suo rientro in Italia dopo l’esperienza parigina – era a noi sconosciuta. Una filosofia che alleggeriva le ricette, prediligeva materie prime fresche e di grande qualità e pretendeva che i piatti fossero il compendio dei 5 sensi. Una cucina che non avrebbe più potuto essere solo sostanza, ma che puntava all’eccellenza. Un atteggiamento che lo portò a conquistare nell’arco di un solo anno due Stelle Michelin e che nel 1986 lo fece diventare il primo Cuoco italiano ad aggiudicarsi le tre Stelle; e che in maniera altrettanto pionieristica, gli fa annunciare nel 2008 di essersi stancato di questo genere di attribuzione dei punteggi, restituendo le stelle e lasciando tutti a bocca aperta.
Un uomo incapace di rallentare o fermarsi e che, dopo la fortunata esperienza di Erbusco e de Il Marchesino, sceglie di lasciare un’impronta incancellabile nella storia della cucina aprendo ALMA, la Scuola Internazionale di Cucina Italiana, da lui fortemente voluta e di cui è Rettore e l’Accademia Gualtiero Marchesi per i Cuochi compositori a Milano.
Dopo numerosi scritti, “Gualtiero Marchesi Opere, Works” si presenta come un libro che parla attraverso il linguaggio figurativo dell’arte di piatti, e non di tecniche o di ricette. Un’Opera – appunto – che fa appello alle immagini, alla composizione, all’idea. Dietro ognuno di questi piatti c’è un pensiero e l’ispirazione legata, di volta in volta, a un oggetto, un libro, un incontro, una situazione in cui la libertà di spirito non esclude il piacere del gioco. L’idea e l’immagine corrispondono al concetto che la forma è materia, che il bello puro è il vero buono.
In un momento storico e mediatico in cui si abusa di termini come “creatività”, favorendo “pasticci” o effetti speciali al rispetto per la materia prima, il Maestro ci ricorda che la semplicità è l’eccellenza più difficile da ottenere in cucina che, come la musica, è fatta di compositori e di esecutori. I 133 piatti che Gualtiero Marchesi presenta nel volume, sono il catalogo di una vita nella quale il grande cuoco e maestro ha sempre cercato di andare oltre il soddisfacimento dell’appetito, l’interesse o l’esibizione.
L’amore per le arti e l’amicizia con molti artisti hanno guidato e alleviato il duro lavoro quotidiano del cuoco, riuscendo, forse, a trasformare il mestiere in un linguaggio che può essere accostato ad altri linguaggi artistici, e questo libro lo documenta attraverso l’emozione delle immagini, senza retorica.
Io Gualtiero Marchesi l’ho intervistato per la mia rubrica “Chef, Templi del Gusto, Ricette Divine” pubblicata da Il Giornale.it proprio in questa occasione e ho avuto modo di conoscere un uomo a cui piace ridere e scherzare. Un uomo di una cultura infinita con cui puoi disquisire di filosofia – citando Seneca – o della sua sintonia con Bach e che sa raccontarti attraverso i suoi piatti, le sue esperienze o il suo amore per l’arte da Pistoletto a Burri, da Kandisky a Pollock. Un uomo che attraverso continue metafore, racconta con cognizione del parallelismo tra cultura e cucina.
Un uomo che confida della sua passione per le geometrie nipponiche e conferma – ancora una volta – di quanto la semplicità e l’essenza sia la vera vera protagonista da valorizzare. E mentre scopri della sua passione per le donne e per gli spaghetti freddi, si lascia scappare il nome di colui che sarà a suo avviso il futuro della cucina: Paolo Lopriore.
photo credits © Lucio Elio