Risalendo la regione dei laghi che tanto ispirò Antonio Fogazzaro nei suoi principali romanzi, si giunge in un angolo della valle avvolto nella quiete e nel verde della natura circostante. Qui si può scorgere una “locanda” in cui si dice soggiornava un notaio con la sua famiglia e che offriva ospitalità ai viandanti.
Non è ancora chiaro se questa storia narri una leggenda o la realtà, ma quel che oggi è tangibile e incontestabile è che a Pellio d’Intelvi si trova un luogo dagli esterni eleganti e suggestivi e al cui interno trova spazio per il proprio estro Edoardo Fumagalli, giovane Chef – classe ’89 – che a seguito di un incessante peregrinare tra New York, Parigi e Regno Unito, probabilmente mosso da quel mix di nostalgia di casa e voglia di mettere a frutto tutti gli insegnamenti ricevuti e gli stimoli appresi in contesti tanto prestigiosi, ha scelto di accettare la sfida in un luogo che devi cercare, in cui non puoi capitare per caso, in cui devi andare a gustare l’essenza di Chef Fumagalli che, a soli ventisei anni, detiene – a ragione – l’ambitissima stella Michelin e il Cappello de L’Espresso.
Sì, perché ti è sufficiente una sola volta per comprendere e identificare l’arte e la personalità di questo giovane artista, capace di presentarti piatti nuovi e sorprendenti, persino utilizzando le materie prime più semplici, trasformate in qualcosa di unico e inaspettato, attraverso sapienti lavorazioni e accostamenti folgoranti.
E’ il caso del petto di piccione – piatto gourmet per eccellenza e in cui si ritrova perfettamente l’esperienza parigina, nel suo accompagnamento con fois-gras – ma che viene presentato da Edoardo in una combinazione unica e illuminante: uva bianca e cavoletti di Bruxelles. In sintesi: forse la miglior alchimia mai assaporata con questa materia, perché unica e irripetibile. Una ricetta che racconta di Edoardo, con quei contrasti di un ragazzo tanto giovane ma con un cammino a tal punto maturo. Un connubio tra tradizione ed esperienza e ansia di sperimentare facilmente riscontrabile anche nelle animelle di vitello, yogourt di capra e croccante – un piatto indimenticabile e che si presenta come un elegante e armonioso contrasto di sapori e consistenze. Tanta inventiva anche nella realizzazione del Lucioperca servito con le sue uova e lattuga cotta croccante, che propone il “brutto anatroccolo” della selezione ittica – ovvero, il pesce di lago – trattato con sapiente maestria, sino ad esaltarne il gusto delicato e raffinato. Ottimi e in perfetto equilibrio anche i tagliolini con pistacchio di Bronte e bottarga di tonno rosso e ammenda speciale per lo shot di benvenuto – una zuppetta calda di cavolfiore con verdurine e pane croccante.
Quasi commovente il pre-dessert ovvero, un croccante con spuma fredda di passion fruit, erbe dell’orto e rucola. Giuro, indimenticabile a una settimana dall’assaggio. E, per chiudere in bellezza, il dolce-amaro di un cioccolato morbido glassato, scosso dall’acidulo del frutto della passione. Il tutto accompagnato da croccante pane preparato in casa con lievito madre e una cantina di tutto rispetto, con etichette anche particolari e da scoprire.
Insomma, una cucina da provare e uno Chef da conoscere quando sceglierete di spingervi sino a quelle terre tanto care al Fogazzaro e tanto cariche di suggestive atmosfere.