Ci siamo! Capolinea! Kaputt!
Masterchef Italia si appresta a chiudere i battenti della cucina mediaticamente più chiacchierata del Bel Paese e a concludere questa sua quinta edizione.
Così, pronti via: divano, telecomando, smartphone, cercando di capire chi tra Alida, Erica e Lorenzo sarà il nuovo Masterchef d’Italia.
Un titolo che, ammettiamolo, sino a ora è stato insignito a personaggi di antipatia cosmica e dalle dubbie motivazioni ma vabbé… senza stare a fare dietrologie o gare di simpatia, è anche vero che non tutti gli Chef sono maestri in tal senso: lo rivela Heinz Goebbles Beck che, dal Ristorante La Pergola di Roma ci ha mostrato come per avere successo non sia necessario essere persone empatiche, quanto piuttosto dimostrare le qualità indispensabili per fare questo lavoro ad altissimi livelli .
E sulla base di ciò, diciamocelo, fatta fuori Rubina a causa di quella che pensava essere una quaglia transgenica, Alida è l’unica che possa meritare sino in fondo il quinto titolo di quinto Masterchef italiano, per tecnica, idee e innovazione: è l’unica la cui cucina si avvicina a quella di un ristorante stellato e che finalmente sfata l’immagine oversize che la donna sembra dover obbligatoriamente avere ai fuochi. E se vi sta sui maroni, Amen…
Lorenzo, con tutto l’affetto e nonostante sia attualmente il mio preferito, ha ancora davvero tanto da imparare ma il carattere curioso e umile sono certa gli saranno di grande aiuto.
Erica, in rappresentanza della sezione “casi umani” e inspiegabilmente giunta sino alla finale, dovrebbe essere la prima a togliersi la giacca, anche se alcune precedenti edizioni politicamente corrette, ci dimostrano che Masterchef può rivelare il suo lato charrity, strappando il titolo a concorrenti impeccabili come Danny D’Annibale o Nicolò Prati.
Supposizioni a parte, credo sia giusto togliersi qualche sassolino e dire la mia senza “se” e senza “ma” ovviamente, partendo dai giudici.
BRUNO BARBIERI: L’immagine che mi porterò dietro di questa edizione è quella dei giudici che, cammufati dal Libano, il Freddo e il Dandy di Romanzo Criminale, ordinano tapas da una camera di albergo in Spagna. Barbieri, sborone oltre ogni immaginazione, è perfetto nel ruolo e gli perdoniamo le marchette, giusto perché almeno non promuove paste sfoglie surgelate o tazze del gabinetto. Imperdonabili invece i suoi piatti nella rubrica di Masterchef Magazine di quest’anno dove dovrebbe educarci alla cucina del risparmio con ingredienti come il petto di piccione, il filetto di luccio, il tartufo, il fois gras – insomma – scarti che chi di noi non ha nel suo frigor?!? Lesso. VOTO: 7
JOE BASTIANICH: Fenomeno da teleschermo e mito incontrastato della trasmissione, dalla specialità del lancio del piatto passa con disinvoltura a quella di filologo, ideando una nuova parola al giorno, senza fare ricorso al suffisso in “oso”. E l’Accademia della Crusca lo ignora. Ci stupisce con la meditazione, la laurea in filosofia e ci conquista quando smerda Maradona che inciampa nel vocabolario arabo. Gli perdoniamo l’outfit da mafioso anni venti ma non la relazione con la Buitoni. Nonostante ciò, Idolo! VOTO: 9
ANTONINO CANNAVACCIUOLO: Attesissima new-entry di questa edizione, si rivela sin dai casting l’unico con un po’ di severità verso piatti improponibili, anteponendo alla qualità al caso umano. Tra pacche sulle spalle che disintegrerebbero anche l’orso di Di Caprio, non abbiamo visto la più attesa tra tutte: quella al Maestro Iginio Massa(c)ri. La sua umanità e professionalità ci fanno soprassedere anche al terribile scivolone di San Remo in cui tutti abbiamo imparato come e quando salare l’acqua per la pasta. Assoluto! VOTO: 10
CARLO CRACCO: passano gli anni ma il buon Carletto rimane sempre un bonazzo dalla flemma incomparabile. Si destreggia tra i fornelli e, quando ha finalmente l’opportunità di mostrare per quale ragione valga la pena spendere 250 euro a testa nel suo ristorante al neon che ti fa?!? scaraventa un piccione su un tagliere di legno, lessa il prezzemolo e si becca l’ennesima incredibile denuncia dall’associazione animalista in cerca di fama. Riesci a superare il dolore grazie a qualche suo atteggiamento playboy o ad alcuni suoi ammiccamenti sornioni, sino a quando ti procura una gastroenterite, flirtando con Lucia – immagine che ti catapulta al passato feeling con l’Avvocato Stefanelli. Tra una patatina e una botta di vapore, siamo ancora a chiederci che ci fa Carlo Cracco in un bagno Scavolini. VOTO: 8
Per quanto riguarda i concorrenti, sono troppi! Quindi credo valga la pena soffermarsi unicamente su chi – nel bene o nel male – ha catturato la mia attenzione.
ALIDA: S’è già detto… sta sui maroni ai più ma tra una zuppa e l’altra, è tra le poche ad aver dimostrato di conoscere la tecnica del sottovuoto e della cottura a bassa temperatura. E questo per me, per lo meno in cucina, vale di più del titolo di personaggio dell’anno. VOTO: 9
LORENZO: Ventitreenne con l’aspetto da ultraquarantenne, il macellaio veneto arriva in finale con due armi potentissime: umiltà e gentilezza. I suoi discorsi con Cracco sono da Google Translator e gli sguardi alla punta del naso dello Chef Stellato da buffering! Ciò nonostante, ci è piaciuto un concorrente che ha mostrato che si può arrivare in fondo anche senza arroganza e stronzaggine. VOTO: 9
ERICA: Ci commuove ai casting con la sua storia da ragazza madre e la sua bellissima bambina che mangia tutto, obbedisce, fa la spesa e che, a solo un anno, probabilmente suona già sei strumenti, oltre a parlare nove lingue straniere. Ma l’idillio dura poco e capiamo in breve tempo perché nessuno se la piglia. A parte Giovanni il filosofo, grazie al quale, le tiriamo un po’ su le sorti. Pensa che il Basmati sia un riso cinese e soprattutto non ha mai visto il Pranzo di Babette. Sedia Elettrica. VOTO: 6
MARADONA: Parte alla grande, ci piace un casino da subito, ma nel giro di qualche puntata, mi viene voglia di chiamare l’ISIS per chiedere di venire a prenderselo. I suoi BALAHHH e le sue massime spirituali fanno rigirare Osho nella tomba e la sua umiltà è pari a quella di Mourinho. Ma vale la pena ricordargli che non è il Mou… e neppure Maradona. Rivalutata Rachida! VOTO: 5
LUCIA: La compañera sindacalista e soviet sovietico entra trattando come dei subnormali i giudici, prosegue il suo cammino con altrettanta cortesia anche verso i suoi compagni e continua a rovesciare nel piatto mappazzoni che manco “Gigi er Troione”. Se ne esce in tempi spiegati solo dalle esigenze mediatiche note dal caso Rachida e dalla necessità di intasare il web con suoi esilaranti fotomontaggi. Non per tutti gli stomaci e soprattutto non per chi ama umiltà e gentilezza. Farfalla mai pervenuta. VOTO: 3
DARIO: Ormai noto come Darione Nazionale, ci conquista con un sorprendente risotto al mojito e i suoi “me ne sbatto i maroni”. Ci sorprende con una tonalità di paonazzo differente a ogni puntata e per non aver mai fatto crollare la balconata a un suo arrivo. Positivo. VOTO: 7
RUBINA: Non le manca niente: è bella, è brava, ha un lato B che confonde… è ironica e tenace (che non vuol dire cafona… spiegatelo agli altri!). Parte in quinta, conquista tutto il pubblico per eccellenza e popolarità poi, nel corso del pressure test della nona puntata viene clonata in un essere non ancora identificato e lascia tutti basiti, più di Cracco nella vasca da bagno. Ma come è noto, i miei favoriti non vincono mai: Danny D’Annibale MC1; Paola Galloni MC2; Michele Cannistraro MC3; Nicolò Prati MC4. Orgoglio di tutte le foodblogger non mappazzonare, parte la mia personale petizione per vederla a promuovere cultura in TV nei principali programmi di cucina. Vincitrice morale. VOTO: 10
SYLVIE: Stereotipo della francese un po’ stronza e snob ce la mette tutta a perdere gli ultimi consensi sparando a zero sullo street food. Dario cerca con tutti gli strumenti di scioglierla nell’acido e, inspiegabilemente, arriva sino alla nona puntata. Bradipo della quinta edizione di Masterchef, non riesce per un soffio a strappare il primato ottenuto da Alberto nel corso della terza edizione. #jesuissilvie VOTO: 4
MATTIA: Idolo del web, con una storia di rivalsa che ricorda un po’ quella di Nicola il lavapiatti della seconda edizione, mi colpisce e mi conquista solo quando parla di tutte le fighe che potrebbe farsi con gli sghei di Cracco. Patatina San Carlo. VOTO: 6
GIOVANNI: Il filosofo della quinta edizione di Masterchef verrà ricordato per essere come il concorrente uomo più odiato nei Social. Ma a me, che guardo i piatti e non la simpatia, piace, convince e mi fa ritrovare il piacere trascorso sui testi di filosofia. Cultura in cucina. VOTO: 7
ANDREA: Il suo “Autoscatto in nero e bianco” rimane il piatto più fico di tutta l’edizione! E pure lui, andrebbe portato in finale solo per il bel vedere. Uomo oggetto. VOTO: 8
LAURA: Fviffera di Bellinfona, la tengono in gara folo per eftafiarci con i fui “fì”, i fuoi “pasfticcini” e i fuoi “Furpraif”. Dizione, quefta fconofiuta! VOTO: 3
MARZIA: Pusher ufficiale della quinta edizione di Masterchef, riesce a conquistare qualche podio grazie alle sostanze rifilate ai giudici. L’idillio finisce quando finalmente Cracco e Bastianich rientrano dalla comunità di San Patrignano. VOTO: 4
ALICE e BEATRICE: gnocche all’ennesima potenza, belle storie da raccontare, brave in cucina. Forse troppo poco personaggio e poco caso umano per durare mediaticamente. Incomprese. VOTO: 7
FRANCESCO: Ovvero l’uomo zerbino che sosteneva di non essere uno zerbino. Quando si toglie il grembiule e si volta per uscire, tutti notano la scritta “Wellcome”. VOTO: 1
LUIGI, IVANA, JACOPO, SABINA: Chi?!?! VOTO: N.C.