Friedrich Nietzsche disse: “Se dovessi cercare una parola che sostituisce musica potrei pensare soltanto a Venezia“.
Da appassionata di Thomas Mann e del suo celeberrimo romanzo Morte a Venezia, mi sorprende iniziare a raccontare di questa città e delle sue suggestioni attraverso una citazione che non sia sua ma di Nietzsche, ma la forte metafora tra questa città e l’arte, l’ho sentita particolarmente vicina alla mia visione e alla filosofia che mi spinge alla continua ricerca di eccellenze e di personaggi che – attraverso la loro arte – promuovono la cultura del nostro Paese e del buon cibo.
Venezia è arte.
Il cibo è arte.
Il cibo a Venezia è arte, soprattutto se scegliete di fermarvi al MET Restaurant, ristorante situato all’interno dell’Hotel cinquestelle Metropolitan – affacciato sulla laguna- e che da ormai quattro anni detiene a ragione la stella Michelin, conquistata dopo solo diciotto mesi dal suo ingresso, dall’Executive Chef Luca Veritti.
Lo Chef di origini friulane che, dopo esperienze pluristellate a fianco di grandi della ristorazione come Gualtiero Marchesi e i Fratelli Cerea del celeberrimo Da Vittorio, ha accettato la sfida veneziana, sperimentando e introducendo una tendenza che oggi è cavalcata dai più, ma che vede in Luca un pioniere e un metodico perfezionista, in quella che lui stesso ha battezzato come filosofia Tracontemporanea.
Concept unico al mondo che catapulta il commensale in una macchina del tempo dei sapori, traghettandolo dalla tradizione della cucina regionale e della sua storia, all’innovazione firmata Veritti. La particolarità sta infatti nel proporre un piatto nella sua versione tradizionale e accostare la sua alternativa in maniera contemporanea, ovvero aggiungendo il cosiddetto ingrediente intruso. In questo senso, il “banchettante” avrà la possibilità di gustare le classiche capesante gratinate alla veneta – ovviamente realizzate con materia prima di qualità eccellente – o nella versione contemporanea, in cui la capasanta rievoca il tartufo nero, venendo panata in un pane scuro, resa croccante in padella e servita con una salsa realizzata con gli stessi ingredienti della panatura originale. Così, la tradizionale anguilla in umido con funghi porcini cambia pelle e muta in un branzino cotto al vapore in acqua di mare, porcini e finferli. La polenta diventa una spuma soffice sifonata, arricchita da una salsa all’anguilla e impreziosita dalla freschezza dell’olio al prezzemolo e del melograno. O ancora, il più tradizionale dei dolci italiani – il Tiramisù – dopo essere stato servito a regola d’arte, si trasforma in una sfera di cioccolato ripiena di mousse al mascarpone: un biscotto croccante sostituisce il classico savoiardo e il tutto si completa con una calda salsa al caffè.
Scioccanti e imperdibili gli Spaghetti erbe e fumo che, partendo da una ricetta della tradizione friulana – i Cjarsons – ci propongono uno spettacolo all’insegna del gusto e di effetti speciali: gli spaghetti vengono infatti serviti sotto una cloche trasparente che, levandosi, lascia sprigionare il fumo dell’ammuficatura, dando risalto ai profumi e ai sapori delle erbe aromatiche, della ricotta, del limone e del Caviar de Venise.
Irrinunciabile anche l’esperienza – che vale certamente il viaggio – di vedere Chef Veritti all’opera con il suo “Omaggio all’arte”: una composizione live, sul vostro tavolo, di un dolce interpretato secondo la stagionalità e al mood veneziano del momento: infatti, in pieno periodo di Biennale a Venezia, Veritti sceglie di calarsi nell’arte di Pollock per “disegnare” per i propri ospiti una passeggiata nel bosco fiabesco tra tartufi, funghi e castagne che prendono forma trasformandosi in dolci deliziosi in un’esplosione di colori e sapori. Una bellissima idea che potrete trovare unicamente al MET o , percorrendo qualche kilometro, al ristorante Alinea di Chicago. Guarda il filmato
La Tracontemporaneità persiste ed è esaltata dalla mise-en-place a cui non scappano dettagli di nessun tipo: a un occhio attento non può infatti sfuggire il gusto e la perfezione con cui sono scelte e servite le pietanze tradizionali – in classiche ed eleganti porcellane gourmet, piuttosto che le ricette della contemporaneità, presentate con un abito più consono e contestuale – risultato del buon gusto e dell’occhio attento di Gloria Beggiato, proprietaria dell’Hotel Metropole e responsabile delle scelte anche per il MET Restaurant.
Il pane è profumato e fragrante e preparato con lievito madre; il benvenuto giocoso – con l’albero di canapè – e delizioso – col cannolo croccante di fegato di piccione e tartare di castagne. Grande attenzione anche alla selezione di acque minerali, di sali e di olio extravergine d’oliva.
La perfezione della cucina è accompagnata con grande eleganza negli arredamenti che non tradiscono la filosofia Tracontemporanea, accogliendo il commensale in un ambiente fine, di gusto e senza alcuna opulenza – privilegiando un dialogo continuo tra antico e moderno.
Plauso speciale alla sala che, per la prima volta dopo mesi di imperfezioni, superficialità e difetti riscontrati in altri ristoranti dalla cucina eccellente, svolge un lavoro impeccabile e catapulta il MET Restaurant nell’eccellenza assoluta della gastronomia nostrana: l’attenzione, la preparazione e la professionalità di Denis Lovo – Maître d’eccellenza e nome da tenere d’occhio nella sua categoria – consentono alla meticolosità della cucina di non risentire in alcun modo di imperfezioni da parte della sala e del suo personale.
Un’esperienza tra arte, gusto, creatività e tradizione. Che mi sento di suggerire a chiunque abbia voglia di riscoprire anche solo per un giorno Venezia, il suo fascino e la sua cultura. Sorprendendovi soprattutto quando vi fermerete a pensare che tra quelle mura – circa un secolo addietro prima di voi – soggiornò lo stesso Thomas Mann in occasione del suo soggiorno a Venezia, durante il quale compose il suo più celeberrimo romanzo.
Reportage: photo credits © Lucio Elio