“Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte”.
Mette i brividi riprendere in mano un capolavoro come quello del Manzoni e sentirlo sempre così attuale. Perché l’arte non muore mai. E come già asserito in più occasioni, il cibo è arte!
E’ con questa ispirazione che per la mia rubrica Kilometro Zero mi reco nelle zone del Lario alla scoperta di un progetto legato all’olivicoltura che mi ha affascinato dal principio perché insito di quei valori quali l’unità e la coesione che, come è noto, sono spesso indispensabili per raggiungere obiettivi apparentemente ambiziosi ma che, grazie alla tenacia e alla caparbietà, consentono di raggiungere con successo l’obiettivo comune.
E’ qui che mi imbatto in una realtà portata avanti con entusiasmo da un gruppo di olivicoltori appassionati che, nonostante provengano da esperienze professionali lontane da quelle dell’olio, hanno scelto di sfidarsi, arrivando a produrre un extravergine DOP che continua a ottenere numerosi riconoscimenti da parte delle Guide e dalle Associazioni di settore tra cui, le tre foglie Gambero Rosso.
A fare gli onori di casa è Massimo Spreafico, responsabile marketing della cooperativa e olivicoltore amatore e appassionato. In un percorso al limite della spericolatezza per una bionda che si presenta all’appuntamento con scarpe dalla suola liscia, mi guida all’interno del suo oliveto dove mi racconta come l’avventura dell’olio sia un’esperienza degli ultimi decenni nella zona; infatti, in passato, la coltura dell’ulivo non era che un’attività marginale che poco per volta si è affermata in un territorio non sempre favorevole; lo dimostra la mia discesa libera in compagnia degli ulivi che dalla collina, sembrano spingersi verso al lago alla ricerca di sole. E scivolando a valle, realizzo quanto lavoro e quanto amore ci sia in quella bottiglia di Olio Lago di Como venduta al pubblico per trenta euro al litro. Che li vale tutti!
Massimo mi racconta di come i trentadue associati seguano rigidamente un disciplinare per produrre secondo agricoltura biologica e nel rispetto del prodotto: mi spiega di come la trappola cattura massale sia un rimedio più impegnativo ma certamente più salutare e meno invasivo per la cattura della mosca olearia, poiché gli insetticidi vengono spruzzati su un cartoncino, evitando di entrare in contatto con la foglia o il frutto dell’ulivo. Mi spiega anche come soltanto alcuni comuni del territorio rientrino nella produzione dell’extravergine DOP, ovviamente per una questione di posizione geografica. Così, sono quattordici i produttori che da sette comuni della provincia di Lecco garantiscono la produzione di quell’olio DOP che tanto conquista per la sua dolcezza e la qualità delle sue varietà (Frantoio, Leccino e Pendolino).
Come consuetudine, la raccolta avviene tra ottobre e novembre e le olive frante ancora fresche nel vicino frantoio della Comunità Montana di Bellano.
Quello che maggiormente mi colpisce è l’atteggiamento di questi olivicoltori che, prima che produttori, si sentono dei consumatori. E’ questa la ragione per cui è nata l’esigenza di creare un proprio spazio in cui non ci si limita a vendere un prodotto: se ne racconta la storia! Così, chiunque si recasse alla Bottega dell’Olio – situata alla Stazione di Perledo – non troverebbe semplicemente l’Extravergine DOP degli olivicoltori del Lago di Como, ma scoprirebbe una storia fatta di passione che ruota intorno al territorio lariano, coi suoi prodotti, i suoi sapori, le sue emozioni e i suoi personaggi.
Reportage: photo credits © Lucio Elio