Siamo al settimo piano.
Al settimo piano, ma non di un edificio qualunque.
Siamo al settimo piano dell’Armani hotel Milano, albergo di gran lusso situato nel centro della metropoli, che scruta con supremazia e privilegio uno degli scorci più suggestivi della città.
Un hotel che nasce e vive all’insegna di quei valori di eleganza e ricercatezza classici della Casa di Moda e del Patron da cui trae il nome e che – attraverso forme, ospitalità e dettagli – conferma uno stile di assoluta eccellenza unico e inimitabile, noto ormai in tutto il mondo.
Ma torniamo al settimo piano!
Al settimo piano di questo prestigioso stabile risalente agli anni trenta del secolo scorso e affacciato sulla raffinata via Manzoni, ecco l’Armani, omonimo ristorante che mantenendo e facendo onore al celeberrimo “stile Armani“, promette un’esperienza certamente indimenticabile e a tratti inaspettata.
La cura ai dettagli è naturale e inequivocabile, percepibile in ogni scorcio del locale: dai giochi di luce che filtrano attraverso cristalli e feritoie di design, alle geometrie essenziali dell’elegante pavimento a scacchiera, all’essenziale pulizia di tavoli e sedute che – gettando al vento inutili fronzoli o tovagliame – ci ricordano come lo stile sia spesso il risultato di linearità e buon gusto.
Un buon gusto che si esprime per mano di un giovane Chef che risponde al nome di Francesco Mascheroni e che, dal marzo 2018 padroneggia e dirige i fuochi dell’Armani Ristorante, succedendo in maniera molto naturale alla precedente gestione di Filippo Gozzoli di cui era il sous-chef. Una nuova Era quella di Mascheroni che promette una cucina all’insegna sì della continuità, ma con licenze ispirate alla sperimentazione e alla creatività.
Elementi e dettagli facilmente riscontrabili in ogni singola portata che – oltre a confermare le già alte aspettative – aggiungono un sentimento di stupore, nel momento in cui ci si trova dinnanzi a una cucina sì elegante, leggera e raffinata, ma al contempo stuzzicante, multiforme, golosa.
Le danze si aprono all’insegna del ricordo, quello relativo a un momento di unione vissuto all’Armani Ristorante tra la brigata di Milano e gli chef rappresentanti delle insegne presenti negli altri Continenti. Un evento, in occasione del quale sono nate idee che lo Chef Mascheroni sceglie di proporre quale benvenuto della serata. Ed è così che un Macaron parmigiano e zafferano di impeccabile equilibrio sventola il tricolore di Armani Parigi, per cedere immediatamente il passo a un Tacos vegetariano, in cui la nota citrica del lime ingentilisce la grassezza dell’avocado, catapultandoci nella cosmopolita New York. Elegante la maionese all’ostrica che viaggia da Tokyo a Milano e indimenticabile la dedica per Armani Dubai che con delle polpettine di agnello e cous-cous, inebriano con profumi e atmosfere mediorientali.
L’esperienza entra nel vivo con quello che Francesco Mascheroni ammette essere il piatto del cuore: un Gambero rosso di Mazara che sceglie di accompagnare con una purea di carote e zenzero, rifinire con una gelatina al passion fruit e completare con un burro chiarificato tiepido. Un piatto sbalorditivo, che depenna tutti i preconcetti che da profani ci si può porre verso la cucina di un ristorante di una Maison di Moda. No, questo piatto è un fuoco d’artificio in cui coesistono e si esaltano elementi dolci, citrici e piccanti, divertendo il palato e stupendo grazie all’idea del burro chiarificato.
E se è “sbalorditiva” è la prima portata, buono ma più classico per abbinamenti e sapori l’Uovo, che lo chef cuoce a 65° e presenta con un golosissimo zabaione al crescione, verdure di stagione e la croccantezza di una chips di lardo di colonnata.
Col riso Mascheroni non sbaglia, e ancora una volta punta tutto sul gusto e sull’equilibrio dei contrasti: il Risotto con crema di lattuga, yuzu, pomodoro verde e crumble di liquirizia potrebbe rivelarsi fatale se non realizzato a regola d’arte e nel totale rispetto di equilibri e sapori. Un piatto fresco che comincia a delineare la forte coerenza del percorso scelto dallo Chef.
Piatti dunque in perfetta armonia, che seguono uno schema che piace e non smette di stupire. E’ così che si arriva, in maniera molto naturale, a una Lasagnetta che presenta strato dopo strato, un alternarsi di dolcezza, acidità e note salmastre grazie all’intelligente intreccio tra calamaretti, pomodori essiccati, scampi e basilico. Leggermente dissonante dal percorso lo Stracotto d’agnello accompagnato da farro spadellato con juice di vitello e carote allo zenzero che vanno a contrastarela componente più selvatica della carne.
E quando credi di aver esaurito ogni stupore, Francesco Mascheroni cala l’Asso e presenta un dessert, tra i più riusciti degli ultimi tempi: la Liquirizia – ingrediente feticcio dello Chef – che torna ad ammaliare e a “partecipare elegantemente alla festa” senza sgomitare – con un morbido di capra, aggraziato da una spuma di liquirizia e un sorbetto al lime, e ricoperto da una cialda di carbone vegetale.
Una cucina di elegante personalità e in perfetto “stile Armani” quella dello Chef Francesco Mascheroni che ammette sorridendo: “Cucino quello che amo mangiare!”.
Una cucina elegante accompagnata da un servizio di Sala giovane e attento coordinato con consapevole energia dal bravissimo Dennis Cereda. Esperienza completa dunque, resa ancora più magica se accompagnata da un suggestivo aperitivo al tramonto nell’adiacente Armani/Bamboo Bar.
Appuntamento dunque… al settimo piano!