Don Crescenzo sarebbe fiero!
Lui che, nel 1904, diede vita all’Hotel Santa Caterina di Amalfi, considerato oggi tra le strutture di hotellerie più suggestive del nostro Paese. Un hotel che, oltre un secolo addietro, contava appena sei camere e nasceva tra difficoltà e grandi sacrifici di una famiglia – la Famiglia Gambardella – all’interno di una villa liberty adagiata nella roccia e a picco sul mare. Un hotel che, un passo per volta, avrebbe saputo trasformarsi in un incantevole 5 stelle lusso, icona di ospitalità ed eleganza della Costiera ed eletto da Forbes come “miglior hotel in cui soggiornare in Costiera Amalfitana”.
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Sì, Don Crescenzo Gambardella sarebbe davvero fiero della sua famiglia: delle sue amatissime figlie Nini e Giusy e dei nipoti che, attraverso scommesse, intuizioni e continui investimenti, hanno saputo proiettare una realtà di ospitalità famigliare a livelli di eccellenza inarrivabili, grazie alla continua evoluzione di un progetto, capace di crescere e mutare, pur restando sempre fedele alla sua visione embrionale.
Un’evoluzione incessante, sia strutturale che progettuale, che si arricchisce da quest’anno di un elemento gourmet di altissimo livello: il ristorante Glicine, alla cui guida troviamo lo chef già Stella Michelin Peppe Stanzione.
Classe ’78 e salernitano purosangue, dopo aver conseguito il diploma alberghiero, Giuseppe “Peppe” Stanzione si forma tra Italia ed estero: California, Australia, Cina e Thailandia sono i primi luoghi in cui lo Chef arricchisce la propria cultura gastronomica, per poi rientrare in Italia alla volta di grandi cucine blasonate quali il Convivio Troiani di Roma (1 stella Michelin), il bistellato Arquade di Bruno Barbieri, e il Leon D’Oro di Brescia, a fianco dello chef Alfonso Pepe (1 stella Michelin). Ma il richiamo della propria Terra è forte, dunque lo Chef torna alla sua Campania – dapprima prendendo le redini e ottenendo la stella Michelin a La Casa del Nonno 13 di Mercato San Severino, successivamente passando per le cucine del bistellato Rosellinis; infine, giungendo a Le Trabe di Paestum a cui fa guadagnare, nel 2013, il prestigioso Macaron.
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Stella Michelin che dunque sembra voler essere un tutt’uno con uno Chef capace di esprimersi attraverso semplici gesti volti a esaltare un territorio unico e tenere alta la bandiera della cucina mediterranea che – con Stanzione – si eleva in tutta la sua sorprendente semplicità.
Una cucina che è possibile conoscere attraverso la scelta alla carta o grazie a uno dei tre menù degustazione proposti dallo chef. Ogni piatto racconta in maniera introspettiva della vita e delle inclinazioni di Stanzione: della sua passione per il gusto, come dei suoi trascorsi professionali o di viaggio. Tra gli amuse-bouche, indimenticabili il lussurioso il panino al vapore con ragù napoletano o il sorprendente cannoncino croccante con maionese di mozzarella, mela verde e lime.
I piatti si raccontano all’insegna della freschezza, sia della materia, che del gusto: di inenarrabile bontà lo spaghetto di seppia servito con cetriolo, nero di seppia e limone salato, preparazione tipica della Costiera e che Stanzione propone ai massimi livelli grazie ai frutti biologici provenienti dall’agrumeto del Santa Caterina.
Elettrizzante scossa di piacere, tanto quanto per il Tagliolino cacio, pepe e gamberi di nassa, piatto che sintetizza in sé i trascorsi romani dello Chef al Convivio con le origini dello chef, in questo caso raccontate tramite l’antico sistema di pesca, tuttora in uso tra i più appassionati pescatori tirrenici. Un piatto che si racconta attraverso la sublimazione di ingredienti che – attraverso la loro unione – lasciano esplodere sensazioni al limite di un’avvolgente lussuria.
Più opulento e strutturato nel gusto lo Scampo Arrosto con Crema di Finocchi all’Anice Stellato, Arachidi Tostate e olio alle erbe, piatto velatamente lezioso che interrompe – seppur per poco – la gradevole leggerezza, acidità e pulizia che viziava il palato attraverso i precedenti assaggi.
Pulizia che si ritrova senza difficoltà alcuna nei dolci, in cui gli augrumi tornano indiscussi protagonisti della degustazione: ludico e divertente il pre-dessert, in cui un sorbetto al limone con fiori di timo si arricchisce dell’effetto “scoppiettante” del peta zeta al cioccolato.
Imperdibile – anche per i più fermi oppositori del dessert – Bufala e Lampone, piatto nato in occasione dell’esperienza cilentana de Le Strade della Mozzarella in cui lo chef sceglie di declinare in un gioco di gusto, teperature e consistenze i due ingredienti protagonisti, dando forma a un piatto acido e fresco che chiude alla perfezione una degustazione esaltante.
Degna di nota la Cantina, caratterizzata da oltre un migliaio di etichette selezionate e proposte con competenza e infinita passione dai Sommelier Luca Amato e Raffaele De Rosa. Una Cantina composta da referenze nazionali ed estere in cui si alternano annate di grande rilievo a produzioni di piccoli viticoltori del territorio italiano.
Photo credits © Lucio Elio