Chiudete gli occhi.
Chiudete gli occhi e abbandonatevi a una dimensione sconosciuta, inaspettata, sorprendente.
Una dimensione innovativa a cavallo tra atmosfere nipponiche e nazionali che, rifiutando e non incanalandosi in cliché o convenzioni, segue una propria ispirazione che, rottamate imbarazzanti espressioni come “giappo” o “fusion”, da forma a una cucina originale e a un progetto unico, al momento inimitabile in Italia.
Una dimensione che risponde al nome di Iyo – abbreviazione del termine orientale UKIYO e traducibile con “mondo che fluttua”, espressione con cui veniva identificata qualsiasi forma d’arte della seconda metà del diciassettesimo secolo a Edo, ovvero Tokyo.
Un progetto partito nel 2006 grazie all’idea e all’iniziativa di Claudio Liu, primo di tre fratelli che oggi incarnano l’esempio famigliare per l’alta ristorazione etnica non solo milanese, ma di tutto lo Stivale.
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E’ infatti proprio a Milano che sorge Iyo, ristorante raffinato che attualmente rappresenta un caso unico ed emblematico tra i ristoranti del nostro Paese: non semplicemente cucina etnica, ma un luogo che se la gioca armi pari con i protagonisti dell’Alta Cucina italiana, in cui un livello impeccabile di piatti fortemente ispirati alla cultura nipponica – ma spesso rivisitati secondo gusti e contaminazioni nazionali – rappresenta il marchio di fabbrica di uno stile che, da oltre dieci anni, non teme confronti e non smette di stupire.
Approccio che, nella più completa naturalezza, ha consentito al ristorante Iyo di guadagnare la Stella Michelin nel 2015, dando vita – da questo momento – a un nuovo Rinascimento gastronomico in cui cultura e contaminazione divengono gli ingredienti principali di una cucina etnica sognata, pensata, eseguita da un chef italianissimo, che risponde al nome di Michele Biassoni.
Biassoni che, trascorse numerose esperienze stellate in Italia e all’estero e colta con con energica intelligenza l’eredità lasciata a lui e a Masaki Okada, dal Maestro Hauro Ichikawa, ha saputo portare avanti il progetto con armonica continuità, pur contaminandolo con le proprie idee e “graffiandolo” con il proprio stile.
Uno stile che conferma ed estremizza la particolarità del “progetto” Iyo, che si racconta attraverso piatti in cui creatività e qualità della materia prima si presentano come gli attori principali di un’Opera moderna. Piatti che possono essere degustati sia attraverso la scelta alla carta, sia attraverso il menù degustazione proposto dallo Chef Faccio Iyo, il “blind menù” in cui il commensale sceglie di affidarsi a idee e gusto di una cucina esperta e vogliosa di introdurti in un’esperienza completa.
Esperienza che si apre all’insegna dei profumi e dei tepori di un avvolgente Dashi che, preparati palati e animi, preclude a un piacevole percorso in cui piacere e divertimento coesistono coerentemente, lasciando il ruolo di apripista ad Amuse-bouche in cui i crudi giocano certamente un ruolo principale, ma che non negano certamente il dovuto spazio a creatività e a sistemi di cottura volti a valorizzare materia e sapori. Si alternano così un Calamaro marinato in soia e zenzero e scottato, degli Scampi al Passion fruit e il Taiyo – ovvero a una Millefoglie di gambero argentino scottato, gambero rosso, maionese allo yuzu koshou, calamaro, salsa di miso allo yuzu e pomodoro. Memorabili i Samurai Stick, rollé di gamberi avvolti in pasta croccante, con edamame e salsa piccante.
Gradevole anche The King Krab, un insalata tiepida in cui il granchio reale si accompagna con i giusti equilibri a una salsa kimizu, avocado, sedano croccante, salicornia e cipolla di Tropea marinata in salsa di soia e aceto di riso.
Interessanti il Carpaccio di ricciola così come il Zuke maguro – tonno marinato in salsa soia e scottato, e accompagnato da crema al wasabi, ma pressoché indimenticabile Ika Somen, un piatto in cui si sintetizzano in armonia gusto, idee e sapiente tecnica: uno “spaghetto” di calamaro crudo, caviale Kaluga Amur, verdure croccanti, uovo di quaglia e salsa soba dashi
Immancabile la proposta di Sushi che con Sushi Iyo si racconta in un percorso ludico e goloso: Gunkan vegetali o di pesce, profumi orientali e picchi di piccantezza, si alternano a Uramaki morbidi o croccanti in cui il gioco del contrasto domina senza timidezza o sbavatura alcuna.
Eccellente l’Asado, un manzo nobile italiano marinato in soia e mirin, cotto sous-vide a bassa temperatura e servito con crema di mais abbrustolito, funghi cardoncelli affumicati in legno di sakura giapponese e salvia in tempura.
Perfino la nota dolce, tallone d’Achille dei locali orientali, qui trova ragion d’essere, esprimendosi in proposte creative che basandosi su materie prime di grande eccellenza, chiudono il pasto con una piacevole leggerezza.
La cantina curata con passione dal giovane sommelier Matteo Ghiringhelli presenta una selezione di circa ottocento etichette dei migliori vini italiani ed esteri. Grande attenzione anche per la proposta di Sakè – trenta per l’esattezza – che Ghirindelli, fine sommelier anche per questo settore, propone sia in occasione del percorso degustativo che meditativo, suggerendo le scelte più indicate per gradazione, fermentazione, percentuale di levigatura del chicco di riso e percezzione di gusto e sentori.
L’atmosfera, di ovvia ispirazione orientale, si concretizza in un ambiente raffinato e al contempo accogliente, completato da un ottimo servizio di Sala in totale sintonia con la brigata di cucina capitanata dallo Chef Biassoni.
Un’esperienza che vale la pena vivere per fluttuare in una dimensione artistica probabilmente irripetibile.
E ora… potete finalmente riaprire gli occhi!