In Franciacorta, zona del bresciano vocata alla coltivazione della vite e nota in ogni dove per la produzione delle omonime Bollicine, sorge l’Albereta Relais & Chateaux, resort 5 stelle che, ormai da diversi anni, ha innescato un progetto di qualità e relax a 360°: un luogo di incontro in cui attrarre una clientela esigente; un resort con nove camere di charme e centro benessere, e ovviamente, una proposta di ristorazione gourmet che, nata sotto la guida del padre dell’alta cucina contemporanea italiana – Gualtiero Marchesi – si affida oggi al talento e alle intuizioni del giovane Chef Fabio Abbattista che, con un approccio fresco e personale, ha saputo confermare la qualità e l’eredità lasciata dal suo importante (e ammettiamolo, ingombrante) predecessore, differenziando la proposta – pur sempre all’insegna dell’assoluta qualità – col ristorante LeoneFelice, il bistrò VistaLago e il più recente Ristorante Benessere.
Un LeoneFelice che non smette di ruggire, e lo fa con decisa convinzione, la stessa che Fabio Abbattista mette nei suoi piatti. Piatti molto personali e fedeli alla visione di uno Chef che – ricco delle proprie origini pugliesi, dei trascorsi stellati in Italia e all’estero e della approfondita conoscenza del Territorio ospitante – da forma e sostanza a una cucina dalla marcata identità che – abbandonando poco per volta la comfort zone – si avventura senza voltarsi verso una Cucina che ama i gusti decisi, le tecniche più ardite e che fa spallucce alle cosiddette mezze misure.
Il tutto, in un contesto tra i più affascinanti del nostro Stivale che elevano l’esperienza gastronomica al LeoneFelice all’Albereta tra le più imperdibili della Franciacorta.
Esperienza che è possibile vivere sia attraverso una scelta alla Carta, sia nella formula del Menù 21 giorni, proposta in continua evoluzione e modificata appunto ogni 21 giorni, ispirandosi alla cucina italiana e alla sua stagionalità.
Sin dall’Amuse-bouche è lapalissiana la passione di Chef Abbattista per i gusti decisi che concretizzandosi in un trittico stuzzicante in cui emergono gli interessanti contasti dei churros cacio, pepe e lime, aprono a un’esperienza in cui il Territorio e i sapori di “casa” fanno capolino non solo nel piatto, ma anche con Extravergini strutturati e le immancabili bollicine Bellavista, prodotte da quest’anno interamente con metodo biologico.
La stagionalità appare grazie alla proposta vegetale che con Asparagi alla Bismark, uovo di quaglia, ciccioli e crescione reinterpretano un piatto della tradizione e portano in tavola tutta la mediterraneità tanto cara allo Chef; interessante nel gusto anche il Morbido di Seppia con intingolo del Mediterraneo in cui sotto un velo di seppia fa capolino un battuto di pomodoro, basilico, capperi, olive e zucchine a cui – però – probabilmente crea un lieve sentimento di nostalgia la mancanza dell’elemento croccante.
Spinta prepotente in cui non vi è timore di osare né per sapore né per abbinamenti, sui primi piatti: favola tutta italiana i Cappelletti di grano arso ripieni di coniglio conditi con burro all’acciuga e concassé di pomodoro crudo, un piatto che sa di terra – ma non troppo – e in cui i sentori e la masticabilità di un prodotto antico e tipico del Sud come il grano arso, sposano in totale naturalezza il coniglio lombardo, accompagnandosi alla fresca acidità data dal pomodoro. Sprint senza alcun timore per i Risotto scampi e berberé, in cui le cruditées di pece si scaldano con delicatezza sotto un riso impreziosito dalle note speziate tipiche della cucina eritrea: un azzardo che premia lo Chef con un gioco di equilibri in cui i sapori puntano a esaltarsi e valorizzarsi reciprocamente.
Sui secondi emerge il feticcio più evidente dello Chef, ovvero la tecnica dell’affumicatura, questa volta sperimentata su un Astice blu con bietola e quinoa, ma che probabilmente in passati abbinamenti – come nell’esempio dell’anguilla, trova la sua massima espressione e ragion d’essere. Svolta a gomito sulle carni: più classica, seppur centrata, la Pancetta di maialino nero arrostita e scalogni al Marsala, cotta a bassa temperatura con tempi lenti e in cui coesistono senza sgomitare dolcezza e acidità.
La Pasticceria sceglie di presentarsi nella sua forma più classica, senza esercizi di stile o provocazioni, sia nel caso del Soufflé alla nocciola e frutto della passione servito con gelato al caramello salato, sia per la classica Torta Rosa servita con Zabaione con cui Abbattista gioca in casa, poiché realizzata non con il classico Marsala con con Pinot di Sé Contardi Castoldi.
Servizio giovane, attento e piacevolmente veloce, guidato con naturalezza da Valerio Cappiello che, oltre alla Sala, amministra con grande competenza una nutrita Carta dei Vini in cui – al di là di Bollicine di Casa Bellavista e Contardi Castoldi, emergono interessanti etichette italiane e non.