Ci sono ristoranti capaci di onorare la propria storia, immaginando il futuro, senza perdere di vista la quotidianità.
Ristoranti come il LoRo di Trescore Balneario che, pur non rinunciando a una scelta votata all’eccellenza, studiano il contesto e vivono il presente, scegliendo di sperimentare formule moderne e vitali che consentano di camminare al passo coi tempi – senza mai rinunciare alla propria personalissima identità.
Un’identità forse non completamente aderente a quella del territorio bergamasco, ma fedele alla stagionalità della materia, e soprattutto alla propria filosofia, che racconta di piatti creativi e oltremodo leggeri.
Sì, perché per parlare di creatività, non è necessario ricorrere a infinite liste di ingredienti o ad abbinamenti impensabili. E lo sa bene Pierantonio Rocchetti – Chef e Patron del LoRo & Co – ristorante che dal 2003, anno in cui con il socio Francesco Longhi scelse di iniziare questa fortunata avventura – non ha mai smesso di sperimentare e di creare piatti che potessero raccontare di sé e di quel luogo di grande fascino che oggi sorge all’interno di un rustico seicentesco completamente ristrutturato.
Un luogo di suggestiva bellezza che accoglie e coccola circa trenta coperti, all’interno di tre sale di atmosfera e impeccabile eleganza. Un’eleganza pulita e garbata – lontana dalle opulenze e dagli eccessi di ancora taluni stellati.
Il LoRo – che dal 2011 mantiene salda la Stella Michelin e che accompagna tale riconoscimento con un Cappello dell’Espresso, oltre alle menzioni speciali del Gambero Rosso e di Identità Golose – trae il suo nome dall’acronimo dei cognomi dei due titolari che con personalità e tenacia hanno compreso perfettamente che il concetto di eccellenza non corrisponde a stasi ma a evoluzione, e che lo Chef Pierantonio Rocchetti non si limita ad applicare ai suoi piatti ma che – insieme al socio Francesco – ha capito potesse essere ampliato a 360° garantendo una proposta accessibile a tutti, affiancando all’impeccabile ristorante una zona più à la page come un Bistrot in cui consumare pranzi e cene più informali e in cui sperimentare una delle tendenze gourmet degli ultimi tempi come la pizza a degustazione, di cui la provincia di Bergamo attende ancora un valido rappresentante.
Ma torniamo al ristorante.
Perché è da qui che bisogna cominciare. E’ da qui che si deve passare se si vuole provare una scelta di eccellenza accessibile, cenando a un tavolo e in un’ambiente in cui i padroni di casa si chiamano armonia e gusto.
In cui la sala è gestita con educata informalità da Francesco Longhi e dal suo staff, sempre presente e puntuale.
Una Sala che si coordina alla perfezione con la Cucina diretta sapientemente da Chef Rocchetti che connota i sui patti alla stregua di vere e proprie opere d’arte, giocando con metafore e ossimori, e raccontandoli attraverso immagini e titoli paradossali che conquistano il cliente e lo invitano a entrare in una dimensione differente.
Ci si imbatte così nel Cambio d’Identità – gamberi e astice in tartare serviti su una crema realizzata con i medesimi ingredienti o All’aria aperta – una battuta di manzo con erbe, fiori, pesche e foglia d’ostrica.
Si prosegue nel Pianeta Verde – un raviolone di porri e uovo di quaglia e tartufo e ci si imbatte in un fuori carta assolutamente commovente ovvero uno Spaghetto con aglio fermentato, finger lime, noci di mare, aringa e frutti di bosco.
Altrettanto sorprendente e fuori carta, la Terrina di fois gras e cervo con mela cotogna e frutti di bosco o il più classico ma mai scontato Petto d’Anatra con castagna e radicchio glassato.
Un bel modo di riconciliarsi con la cucina stellata italiana, in taluni casi sempre più distante dal suo popolo gourmet, in una proposta imperdibile e con un rapporto impeccabile di qualità e prezzo. Poiché, non porre mai limiti all’immaginazione, è sempre la chiave del successo.