Prendendo a prestito il principio elettrico, potremmo asserire che anche il cosmo e chi lo popola si distingue da sempre in due poli: quello positivo e quello negativo.
Va da sé che parlare di “positività” in questa fase potrebbe scatenare una nuova ondata di panico in tutti gli appartenenti alla seconda categoria, ma probabilmente strapperebbe un sorriso sornione a tutti quelli che sino a oggi hanno cercato di non lasciarsi sopraffare dalla paura, reagendo con lucidità, razionalità antemponendo la voglia di vivere a quella di sopravvivere.
Di questa categoria, fanno ovviamente parte imprenditori e dipendenti appassionati appartenenti alla categoria della ristorazione e dell’ospitalità che – un passo per volta – ha saputo rimettersi in pista con le giuste strategie, da un lato rispettando le linee guida post-covid suggerite nel DDL, dall’altro individuando degli stratagemmi che non facessero percepire le carenze dei servizi imposti dagli organi amministrativi.
Del resto, in un momento storico in cui è chiaro chi siano le categorie a rischio (che va ribadito, saranno le prime a scegliere di non spostarsi e che comunque, abitualmente, non possono essere annoverate tra i frequentatori più assidui dei ristoranti) e in cui i massimi esperti scientifici (non i presenzialisti televisivi, ma personalità del livello di Giuseppe Remuzzi o del professor Alberto Zangrillo) invitano il Governo a divulgare una corretta informazione relativamente allo stato attuale del virus, viene da domandarsi perché mantenere il freno a mano tirato. Soprattutto quando è stato accordato il “via libera” a eventi nazional popolari e di pura aggregazione come le sagre.
Le parole d’ordine restano dunque “inventiva, creatività e coraggio” poiché, se da un lato è vero che gli habitués di ristoranti e hotel hanno voglia di ricominciare a vivere, dall’altro non si possono trascurare le difficoltà economiche di tutti (quindi anche dei consumatori!) e il desiderio di vivere un’esperienza serena e rilassata.
Come abbiamo già detto, il segnale più forte è arrivato senza dubbio da parte di tutti quei ristoranti che potessero beneficiare di uno spazio all’esterno. In tal senso, fa sicuramente scuola l’iniziativa del ristorante Centottanta in Franciacorta che, oltre a sfruttare l’ampio parco al suo esterno in cui disporre tavoli e pallet in maniera suggestiva, ha approfittato dell’incantevole vigneto in cui viene coltivata l’uva utilizzata per la produzione delle rinomate bollicine Clarabella, per disporre degli intimi tavoli da due lungo i propri filari.
Tavoli in cui gustare un’ottima cena alla Carta in totale sicurezza ma soprattutto in assoluta privacy e intimità garantita da un reale distanziamento vissuto al chiaror di luna e in una situazione di assoluta esclusività, in cui all’ospite viene dedicato un’intero filare, distanziato da altri due, rispetto ai tavoli presenti.
Vi è da augurasi che la stessa creatività dell’offerta si verifichi nella proposta di hotel e strutture ricettive che – non sempre – hanno saputo mostrare elasticità nei confronti della situazione attuale, limitandosi a ridurre l’offerta dei servizi, senza però attuare la stessa “diminuzione” sui costi proposti al cliente.
L’esempio più tangibile e maggiormente sentito dal pubblico riguarda la drastica eliminazione dei buffet della colazione (a favore di un più triste e povero servizio al tavolo) e la limitazione dei servizi riservati all’Area Benessere che, sottraendo i servizi più cari al cliente, non hanno saputo offrire una valida alternativa che giustifichi la spesa da parte del consumatore.
Perché è giusto ricordarlo, l’acquisto di disinfettanti, mascherine e guanti mono-uso non possono rappresentare una giusticicazione facilmente accettabile da parte dell’utente finale.
Varrebbe dunque la pena di trovare delle soluzioni felici, tipo mantenere i buffet a cui accedere con adeguata accortezza e sicurezza o premiare tutti i clienti che quest’anno sceglieranno l’Italia con promozioni legate ai servizi o ai pacchetti acquistati.
Cosicchè essi continuino a scegliere l’Italia. Non solo a causa di una triste emergenza.
Le foto di © Lucio Elio propongono immagini del ristorante Centottanta e della Cascina Clarabella