Immagina di vivere in un luogo da sogno.
Immagina di varcare l’uscio di casa ogni mattina e d’immergerti in una natura incontaminata, incrociando sul tuo cammino uccellini, cerbiatti e coniglietti.
Immagina che questo luogo non sia un sogno, ma una Riserva riconosciuta come sito di interesse comunitario a protezione speciale e Patrimonio dell’Unesco dalla Comunità Europea. Immagina… continua a immaginare…
Quella che sto per raccontarvi non è la favola di Biancaneve.
E’ la vita di Dino Massignani, Direttore Responsabile dell’Azienda Agricola Riserva San Massimo, nome che – ai più attenti e appassionati professionisti e gourmet – rievocherà l’unicità e la straordinarietà del riso Carnaroli autentico.
E ora, vi spiegherò perché.
La scorsa domenica sono passata a trovare Massignani in occasione di un evento benefico organizzato a favore dell’associazione Prato Onlus, presso la Riserva ubicata a Groppello Cairoli – all’interno del Parco del Ticino.
A bordo di un Pinzgauer 6×6, è stato possibile conoscere e capire le ragioni per cui San Massimo non è un riso qualunque e perché il suo chicco e la sua unicità siano riconosciuti dai palati più esigenti a occhi chiusi.
Riserva San Massimo si estende su 600 ettari di terreno di cui solo un terzo viene sfruttato a seminativo; per favorire la biodiversità, il restante terreno viene destinato all’ambiente naturale composto dalle oltre quaranta acque sorgive, dalle piante e dalla vegetazione – alcune rarissime o addirittura uniche nella loro specie, e dagli animali abitanti del parco, veri e propri “operai” nel processo di produzione di un riso di grande eccellenza.
Sì, perché la biodiversità è una delle componenti essenziali nella creazione di un riso di tale qualità.
All’interno della Riserva vi sono circa ottanta kilometri di alberi da frutto, piantati non per la vendita ma per fornire nutrimento alle specie presenti e per attrarre o sviluppare tipologie di insetti che proteggono e favoriscono la coltivazione del riso, producendo nutritivi naturali che evitano l’impiego di qualsiasi tipo di additivo chimico o diserbante.
Una naturalità perfezionata dalle risorgive che recuperando sostanza organica dai fondali e dalla vegetazione, forniscono nutrimento realmente biologico a un riso a cui – ovviamente – non viene addizionata alcuna sostanza chimica.
Il riso carnaroli Riserva San Massimo – che viene coltivato tra la metà di aprile e il 10 di maggio, e che è pronto per la raccolta nel mese di settembre, subisce un’essicazione a gas e non a gasolio – come aihmé comunemente avviene per tutti gli altri tipi di riso, che assorbono inevitabilmente paraffina e altri metalli pesanti.
E che infine viene lentamente essiccato a una temperatura di 42° e non a 58° come tutti gli altri risi che – inevitabilmente, non potranno tenere perfettamente la cottura.
Viene confezionato e venduto fresco: perché il riso – a parità di tutti i comuni cereali – va consumato fresco! Diffidate dunque dalle case o le aziende che cercano di spacciarvi un prodotto vecchio come stagionato. Vi stanno semplicemente ingannando, per smaltire i fondi di magazzino!
Questo inciso, né per fare la saputella o la “spiegona”, ma per capire quanto tracciabilità o biologico siano ormai concetti superati nella garanzia di un prodotto. Aihmé, la normativa italiana non tutela l’eccellenza – permettendo di spacciare qualità similari di riso – come carnaroli. ?eccellenza del prodotto – in definitiva – la si riconosce in un’eloquente e insindacabile test: quello della tenuta di cottura. Che nel caso di San Massimo, addirittura, la recupera. Lo sanno tutti gli Chef e i Ristoranti degni di questo titolo -un nome su tutti, quello del grandissimo Antonino Canavacciuolo – che ovviamente scelgono solo riso carnaroli Riserva San Massimo. Lo sa anche Diego Rossi, Chef del Ristorante Trippa Milano che – per l’occasione – ha viziato oltre un centinaio di ospiti con un delizioso risotto alle ortiche, davvero memorabile!
Il mio consiglio è quello di recarvi personalmente in questo paradiso in cui, forse non incrocerete Biancaneve, ma in cui sarete accolti con professionalità e familiarità da Dino e il suo staff, e dove potrete scoprire perché c’è riso e poi… c’è il Carnaroli autentico. Quello della Riserva San Massimo, di cui non potrete più fare a meno!
E ricordate che Cesare Battisti – ambasciatore del gusto per Expo 2015 – ha scelto riso carnaroli Riserva San Massimo. Non a caso.