Il 2015 è un anno importante per Milano, dal punto di vista eno-gastronomico.
E’ l’anno dell’Expo; è l’anno degli stimoli a migliorare e a ricercare continuamente l’eccellenza.
Nel 2015 Milano non può sbagliare. E soprattutto, non può accettare che uno dei suoi attori commetta alcun errore.
Qualche errore c’è invece stato ieri, in occasione della cerimonia di apertura di Taste of Milan 2015, evento – che si concluderà domenica 7 giugno – dedicato all’alta ristorazione che coinvolge grandi Chef affermati ed emergenti e propone al pubblico momenti tematici o cooking show in cui scoprire tecniche e segreti dei maghi dell’eccellenza.
Parafrasando Wilde, l’importanza di essere un foodblogger è data dalla possibilità di rappresentare un ibrido tra press e pubblico, avendo dunque il duplice punto di vista di una manifestazione e godere di una partecipazione quasi pirandelliana all’evolversi degli eventi – nutrendoti dunque delle visioni più disparate di ciò che accade e di come accade.
Ieri il mio punto di vista era quello del pubblico. E non è stato un gran che… quantomeno all’inizio: a causa della cattiva trovata da parte degli organizzatori di svolgere in contemporanea l’evento per la stampa e l’apertura delle porte ai visitatori, che – per ragioni ancora oscure – si sono trovate a subire un ritardo di circa quaranta minuti che, trascorsi sui caldi marciapiedi della città meneghina, sono apparsi un’eternità. Soprattutto – come hanno giustamente fatto notare alcuni partecipanti – in considerazione del divario di trattamento tra vip e comuni mortali.
La situazione è decisamente evoluta all’interno degli studios di via Tortona 27, grazie alla professionalità dei bravissimi Chef che hanno saputo proporre alcune delizie, da un lato riscoprendo e innovando la tradizione, dall’altro stupendo con trovate culinarie e piatti davvero inaspettati.
Largo spazio anche alla cucina sostenibile, che però, tanto sostenibile (per i portafogli) non era…
Il metodo di acquisto è semplice quanto furbo: all’interno della fiera non può circolare danaro, ragion per cui all’ingesso viene consegnata una carta ricaricabile denominata Ducati Card. La carta può essere caricata alle casse, facendo noiosissime file con dei crediti (detti Ducati). I crediti possono essere solo a multipli di 5. Peccato solo che i piatti proposti all’interno non hanno mai un costo pari a 5 o a uno dei suoi multipli, generando dunque un circolo infinito di ricariche che non ti consentirà mai di esaurire il tuo credito – con buona pace del marketing e della statistica.
Quelli che vengono denominati piatti, sono degli assaggi e che quindi rischiano di avere un costo proporzionalmente alto rispetto alla resa. Ma la qualità è innegabile! Qualche obiezione invece sui prezzi dei calici di vino proposti che – raffrontati al cibo – risultano davvero spropositati.
Ma veniamo agli Chef perché è corretto rimangano i veri protagonisti di questa edizione 2015 del Taste o Milan.
Nel corso dei cinque giorni, si daranno il cambio 50 ristoranti, rappresentati ciascuno da uno Chef e dalla sua Brigata; questo significa che alcuni tra loro avranno modo di riproporre le proprie creazioni in più di un appuntamento. Personalmente ho voluto concedermi qualche conferma, ma anche andare alla scoperta di territori inesplorati.
Il primo, irrinunciabile passaggio allo stand di Tano passami l’olio, celeberrimo ristorante meneghino che pone alla base della sua filosofia l’impiego di una materia prima eccellente come l’olio extravergine di oliva. Chef Simonato che a ragion veduta mantiene la Stella Michelin conquistata nel 2008 non delude mai: l’ospitalità, l’immancabile sorriso, l’impegno e la creatività si ritrovano perfettamente nel Tiramisù di seppia, mascarpone e patata (8 ducati).
Eccezionale e sorprendente anche il menù del giovanissimo Chef emiliano Emanuele Pollini, alle redini del nuovissimo ristorante Carlo e Camilla in segheria – nuovo progetto di quel Carlo Cracco che ormai, anche i più distratti, conoscono. Siamo sempre a Milano e – in occasione del Taste – Emanuele, cuoco dall’evidente influsso artusiano, gioca con le illusioni, proponendo un Tuorlo e non tuorlo (7 ducati) che altro non è che una carota tornita e glassata, ripiena di succo d’arancio: una sorpresa e un’esplosione di piacere per i sensi. Più classico ma altrettanto sorprendente, il Cefalo bietole e lamponi (7 ducati), un piatto che accosta sapori delicati ma in perfetto equilibrio tra loro – mostrando qualche effetto speciale di tecnica e trattamento della materia.
Interessante scoperta anche la rivisitazione di un piatto cheap come il fish&chips (8 ducati) di Davide Botta de L’Artigliere, chef dinamico, disponibile e dall’eloquenza davvero apprezzabile, che propone un piatto con un morbido e croccante di patata e merluzzo al timo, panato in farina di mais.
Non all’altezza delle aspettative – in considerazione della Stella Michelin il Coniglio, cavolo cinese, salsa di fegatini e ostriche (8 ducati) dello Chef Alberto Faccani di Magnolia Ristorante, che propone un piatto in cui non si percepiscono i sapori e che non raggiunge il livello dei colleghi.
Comunque, il mio suggerimento è di farvi un giro al Taste, cercando di fare tesoro dei consigli dati. Vivrete certamente un’esperienza gastronomica positiva.