Antonino Cannavacciuolo è il mio idolo!
Non esagero! Se fossi su una torre e dovessi scegliere di salvare un solo esemplare di Chef, sarebbe certamente lui!
Il perché è presto svelato: nessuno come lui ha la capacità di rendere straordinario un piatto con pochi semplici ingredienti e altrettanto pochi semplici passaggi. La sua è una cucina “possibile”, “umana” e “accessibile”. Fermo restando la cura nella scelta della materia prima, la passione per il proprio lavoro e l’umiltà che solo i grandi possono avere!
Ma, sino a un certo momento della mia vita, per me Antonino Cannavacciuolo era solo libri e tivù.
Poi capita qualcosa di speciale e tuo marito decide di farti un regalo unico e irripetibile: ti carica in macchina e – tenendoti all’oscuro di tutto – inizia un viaggio che, mano a mano che trascorrono i kilometri, ti porta a scovare un’indicazione stradale che ti fa ribollire il sangue dall’emozione: Orta San Giulio.
E così, ti ritrovi prima all’ingresso del Ristorante Villa Crespi, poi seduta a uno dei suoi tavoli, assaporando quei piatti che sino ad allora conoscevi solo dal punto di vista “nozionistico”.
Che dire… la serata sarebbe stata già perfetta così ma Tonino è Tonino e c’è una ragione per cui non lo scaraventerei mai giù da quella torre! E così, in tutta la sua umiltà e spontaneità sta al gioco architettato con mio marito e, con torta di compleanno tra le mani, si presenta sorridente e radioso – pronto a regalarmi uno dei compleanni più belli della mia vita.
Perché Tonino è così: cuore e sangue! come cuore e sangue è l’atto di cucinare.
Ci vorrebbero più Cannavacciulo in cucina. Ci vorrebbe più umiltà, amore e passione.